Torno su queste pagine per esporre una questione che ha
cominciato a tormentarmi durante la visione delle ultime olimpiadi. La
questione underwear.
Procediamo con ordine.
Ammirando tutti i fustacchioni e le gnoccole roteanti in
quel di Londra, ho realizzato che le loro striminzite tutine presentano
innumerevoli punti in comune con i costumini degli eroi mascherati: stesso
tessuto, stessa aderenza, stesse pezze di sudore. E quindi mi sono posta la fatale domanda: e
la mutanda? La mutanda dove la nascondono?
Nel caso degli atleti, la questione ha facile responso: non
ci sono mutande. I gioielli di famiglia se la sciacquano serenamente di qua e
di là, svolazzando come giovani farfalle appena uscite dalla crisalide. L’effetto
è di certo “interessante” per quanto presenti ai più la realtà nuda e cruda,
senza possibilità di mimesi. Ma i supereroi? Non mi sembra che l’effetto che
siamo abituati a vedere sulle pagine dei fumetti sia questo…
Senza contare che il costume indossato, salvo rari casi, è
sempre lo stesso e se davvero non ci fosse protezione tra le pudenda e la
stoffa sarebbe ormai un’arma batteriologica.
D’altro canto, la mutandazza selvaggia sarebbe parimenti
manifesta: è cosa nota che il boxer si arrotoli drammaticamente dando anche ai
più snelli e prestanti l’impressione di avere due lombrichi attorcigliati
attorno alle cosce; lo slip invece, si sa, strizza maleducatamente la ciccia o
la pelle e l’effetto lonza è dietro l’angolo, obbligando peraltro lo sventurato
o la sventurata a frequenti e poco chic scastramenti d’emergenza, per evitare
di rinvenire, a fine serata, pezzi di mutanda dalle parti dell’esofago.
L’unica possibile soluzione è pensare che sotto le
scintillanti vesti i nostri beniamini nascondano pezzi di scienza tessile,
ritrovati d’ingegneria che consentano libertà di movimento e garantiscano una
soddisfacente estetica, come mini perizomi o sospensori da atletica.
Per gli uomini il sospensorio sarebbe una pratica soluzione,
proteggerebbe la mercanzia evitandogli di andare a spasso per la propria strada
e garantirebbe un effetto estetico notevole, altresì noto come “calzino nelle
mutande”; ma c’è un ma. Ammettiamo che sia davvero questa la soluzione adottata
dai più, dovremmo quindi supporre che gli eroi che portano il costume sempre
sotto i vestiti, come Superman o Spiderman, sfoggino questi pregevoli copri
pudenda come biancheria usuale: immagino con interesse la faccia di zia May al
momento del bucato settimanale.
Nel caso delle donne poi, la situazione potrebbe essere
volendo anche più complicata: l’opzione “free vagina” è da scartare, perché pur
mancando corpi esterni dediti al movimento autonomo, le eroine mascherate
incorrerebbero invariabilmente in tragici e palesi “camel toe”, per la gioia di
astanti, buoni e cattivi, grandi e piccini.
Si presume quindi che anche loro facciano uso di biancheria
intima di un certo livello, quali perizomi “fil-dentaire” et similia.
Ma come tutti quelli preparati in anatomia ben sanno, le
donne non devono badare solo ai piani bassi, devono anche preoccuparsi di
contenere in qualche modo il decolletè, per evitare che ad ogni salto si
verifichino cadute di imperi e occhieggiamenti sospetti; farei inoltre notare
che le eroine mascherate, come classe lavorativa, non si fregiano di due
cacchine di mosca, ma sfoggiano di media una sesta – settima coppa E. La
questione contenimento brocche diventa quindi fondamentale.
Un reggiseno, sia esso da sport o no, segna però la schiena,
proponendo nel migliore dei casi l’effetto affettato di stagione già menzionato,
nel peggiore, le famigerate back boobs…
Come risolvere quindi l’annosa questione? Non c’è una
soluzione. Ogni opzione è stata scartata, ogni teoria confutata, lasciando a
voi lettori la possibilità di immaginare quello che più preferite sotto il
latex e la lycra che ricopre i celebri mascherati. Io personalmente, opto per
la terza via: non c’è bisogno di biancheria intima, perché i supereroi, come
gli angeli, non hanno sesso; sfortunatamente per me, fornicano come conigli.
Sempre vostra,
VG